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la penuria. 125

     Di tutte genti. All’indice sincero
     Del libero mercato il guardo piega,
     395E vedrai come in ogni parte s’alzi
     Alquanto sì che il sagrifizio lieve
     In ogni parte adeguisi pur sempre.
     Se temerario a lui stendi la mano,
     Qui in su lo spingi; e vien manco per fame
     400Una infelice turba moribonda:
     Là in giù lo tiri; e le speranze al vento
     Del cultore dileguansi, che al petto
     Incrocicchia le braccia inerti. Il rivo
     Fecondator delle ricchezze umane
     405Più non zampilla dall’arida fonte;
     Delle industri fatiche il nerbo langue:
     Langue il salario, stremasi, sparisce.
     Di ammonticchiate biade allor che giova
     La infracidita e misera ricchezza?
     410Allor che giova...? Tu sbadigli, e tregua
     Verace imponi al sermonar molesto.



SERMONE DECIMOTERZO.


LE IMPOSTE.




Se col vivido raggio il Sole attira
     Dall’ampio mare e dall’angusto stagno
     In sottile vapore onda conversa,
     L’aura impregnata ai campi sitibondi
     5E ai ruscelletti poveri dischiude