Colle stridenti rote il carro grave
Del vïolato pondo. Il mercatante
Al tuo richiamo avrà le orecchie sorde;
E se del ricco premio il grido ascolti, 295Onde la merce ovunque si rincara,
Di tua stoltezza i pegni raccogliendo
Verrà per poco; che per poco oscilla
La bilancia, che i prezzi adegua e libra.
Ma sorde non avrà le orecchie, quando 300La fama colle sue trombe proclami
Il tuo messaggio. Al messaggiere onesto,
Che il guardo dell’acuta aquila vinca,
Forse risplenderanno astri novelli
Più che all’usato incettator benigni? 305Stolta lusinga! Alla perizia scarsa,
All’importuno rombo, alla tremenda
Ora che ultima scocca, al magro e lento
Servigio pensa e alle speranze false,
Onde la plebe misera travolgi; 310Pensa e rispondi. Il molt’oro, che getti
In profonda voragine, non basta
Di dieci e dieci a ristorar la fame;
E a mille a mille con tarpate penne
L’abbominato e provvido commercio 315Timidamente va recando il pasto,
Che dell’amaro tuo sale cospargi.
Già la cupa voragine trabocca;
Ma il dove, il come e l’ordine cercando
Del tuo mercato una voragin nuova 320Appiè ti schiudi. O popoli delusi
A voi tocca colmarla insino all’orlo;
Dell’error vostro è questo il frutto acerbo.
Forse non lice dissiparne il denso
Velo, che ingombra le non sane menti;