Applauda, e gavazzando in poco d’ora 190Logori il frutto, che serbato a tardi
Giorni potrebbe soddisfar le brame
Del famelico ventre. A iniqua impresa
T’accingi allor che per insania cieco
Col furor delle leggi o delle spade 195Incontro al naturale ordine cozzi,
Che al pregio delle cose i gradi assegna.
Per un che afferri e stringi per la strozza,
Qual notturno ladron che nella gola
Al vïandante il suo coltello appunta, 200Mille e mille s’involano portando
Seco l’incarco della bionda mèsse.
Onde la turba squallida e deserta
Tardi si morde bestemmiando il dito;
Nè dell’antico error si riconsiglia.
O205di mali veridico profeta
Fosti; e men tarda a presagirne i danni,
Piena recando e necessaria emenda.
Stata sarebbe della nota schiera
La mente consapevole. Dall’odio, 210O dallo sprezzo vinta si ritrae,
E il campo lascia agli avidi vampiri,
Che astutamente per occulte vie
Succiano il sangue della gente grama.
O tratto in fallo dal mendace avviso 215Involontario mentitor mentisci;
E colle larve di mentita fame
L’impazïente stomaco condanni
Verace a sopportarne indegno strazio.
Sono al cultore ed alla plebe infesti 220I tuoi divieti. All’áncora negando
Il porto allor che le straniere biade
Minacciano inondar gli arati campi,