155Già vedesi tremando, oso non fia
A te recar dalle remote spiagge
Novelle spiche a ristorare in tempo
I danni della povera contrada,
Onde, padre e signore, il freno stringi. 160Poichè la Luna rinnovò la faccia
Più volte, alfin dei cómputi secreti
L’infallibil responso a noi riveli.
La mèsse abbonda; in placido riposo,
O felice mio gregge, i sonni alterna 165Col facile ingoiar delle converse
Biade. Dicesti; a mezzo il crudo verno
Vengon manco le biade. Aita aita
Allor chiedendo con voce affannosa
Indarno vai; chè di lontan non ode 170Il nocchier che la nave altrove addusse,
Nè puote ritentar l’onda costretta
Dal pigro gelo in solido adamante.
Apportator di candide novelle
Incauto fosti; or dalla tua cortina 175Il propagato suono i mali annunzia
Della vicina fame: un disperato
Grido s’alza alle stelle. Al tuo dimando
Avaramente negasi l’offerta,
Fin che la speme di miglior ventura 180Per lo sperato prezzo innanzi arrida.
Orsù, littori, le porte abbattete;
Ed esca fuor del tenebroso speco
Alla luce del Sole in un baleno
La dovizia di Cerere. Beato 185Il volgo applauda al magico compenso,
Che delle biade scarse al prezzo avaro
Impone legge, a vil prezzo spezzando
Più ritondo sui deschi gravi il pane.