E quale il frutto, che allegar non faccia
Il dente pel savor agro, e diverso
Pur nell’agrezza sua? Leggi, se tanto
Di speranza o timor recano i fati, 90Leggi e risolvi. Ne t’ascondo il mio
Recondito pensier, che gli altri avanza,
Fra le discordi imagini seguendo
L’imagine d’un ben che mi sorride,
E a un mesto sospirar anco mi sforza. 95Di alteri vanti e di rampogne amare
E di frementi grida odi un confuso
Rumoreggiar, che da contrarie parti
T’introna sì che non discerni il vero. —
Dunque dal bene al meglio il mondo corre, 100Anzi vola e precipita? — T’inganni.
Dal male al peggio va precipitando,
Altri ripiglia; che non basta il piede
Al correr, nè al volar bastano l’ali.
Oh! chi recide di cotanta lite 105L’avviluppato nodo, che reciso,
Novellamente aggruppasi con mille
Intrecci novi, varïati e strani?
Di sofistiche scole il mondo è pieno;
E chi nol sa? Ma timida e schernita 110La verità nel mezzo siede, e parla
Cose d’eterna ricordanza degne.
Dato a me fosse di ritrarne in parte,
Dietro la scorta di fidato lume,
I candidi responsi. È dell’Eterno 115Legge, che il corpo all’intelletto serva;
Che allo spirto immortal serva la morta
Volubile materia; e che di polpe
Insieme e d’ossa e d’anima temprati,
A doppio di bisogni ordine certo