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il lusso. 113

     Che ne consoli di speranze care,
     E a più degni pensieri, ad opre degne,
     280Non meno della rozza e abbietta plebe,
     Il vulgo venerabile conduca.



SERMONE DECIMOSECONDO.


LA PENURIA.




Qui la scabrosa valvula si scalzi
     Che sale e scende con mutabil vece
     A prevenir della temuta fame
     Le offese, che veraci e pronte e certe
     5Rende e più gravi ognora. Alle importune
     Acque stagnanti libero concedi
     Sbocco, e contendi il riboccar nel campo,
     Che del nativo umor pago si allegra.
     Ma se la vena povera non basti
     10A ristorar le zolle sitibonde,
     Furtivamente altrove non s’involi,
     E fecondata dell’estranio rivo
     Baci l’erbette delle note sponde.
Di provvido cultore abbiti nome
     15E lode e premio. Ma volar più in alto
     Coll’ali del pensiero agogni e credi,
     Mentre la turba timida e smarrita,
     Pane e biade chiedendo in suon confuso,