Lieti saranno. Ognun rechi una pietra
All’edificio, che di grado in grado
S’innalza, e scritto nella fronte porta
Con note incancellabili la nostra 180Veridica sentenza. All’opra, all’opra.
Ma tu le pietre scássini, ed in polve
Con baccante tripudio le converti;
Poscia al vento la polvere disperdi,
Novo di civiltà mastro alle genti. 185Tu dell’avaro stupido, che cela
L’infecondo tesoro, a cui l’erede
Impazïente nel suo cor sorride,
L’insania vinci; e alla sua breve offesa
Eterni danni aggiungi, e col malnato 190Istinto distruttore eguagli il bruto.
Mentre l’accorto e vigile massaio
Non solo, all’avvenir pensando, imita
L’esempio della provvida formica;
Ma i cumulati semi alle domate 195Glebe confida, e cinque volte e cinque
Moltiplicando il frutto ne raccoglie,
E ne dispensa con perpetua vece.
Di ricchezze, di lucri, e di salari
Per lui dischiusa è una perenne vena 200A conforto comune; e per te sbocca
A larghi sprazzi un’onda romorosa,
Che poche zolle bagna e si dilegua.
Col lungo argomentar motto non feci
Del multiforme lusso, e pur disciolto 205D’ogni contesa omai sembrami il nodo.
Il rabido censor, che ringhia e latra,
Gli usi condanna alla stagione antica
Ignoti. Lascio i delicati arnesi,
Le poderosa macchine, i sublimi