Col piè calcando i popoli soggetti.
So che a maturo e provvido consiglio
La buona elezïon nostra risponde, 370Di lunga esperïenza e tardo senno
Frutto raro e felice, onde contendi
I primi germi alla negletta plebe:
So che agli ameni studi e alle severe
Dottrine un tempio venerando è sacro, 375A pochi eletti spiriti serbato;
Ma qui non vedo sacra all’arti un’ara,
A cui movendo in folla e gareggiando
S’inchini all’arti il popolo devoto.
Del salario cercando e del profitto 380La ragione, la legge e la ventura,
La mente curïosa ancor ne cerca
La discrepanza, che nel tempo e loco
Stesso divider par gli ordini vari
Del socïal convitto insiem congiunti 385Da reconditi nodi, eterni e stretti.
La fatica, lo studio ed il periglio
Egual non è nelle diverse imprese;
E l’inegual compenso i gradi adegua
Del sacrificio sì, ch’altri nol fugga 390Sdegnato e stanco dell’ingiusta pena.
È facile il lavoro, ingrato o duro;
DI scherno obbietto o d’onoranza segno?
Lungo è lo studio, e per molt’anni macro
Fa il suo cultore, che l’incerta palma 395Da sè lontana sospirando vede?
La stagione volubile o la moda
Fa di mano cader di tempo in tempo
Il martello, la spola e l’ago industre?
Integra fe, tanto nel mondo rara, 400A te sì chiede, o l’eccellenza basta