Terribil varco. O a consumar mi sforzi
Il poderoso nerbo; e a mezzo cade
La povera officina, onde si fugge 200La mesta schiera colle mani vote:
O quello strazio prevenir mi avviso;
E la schiera delusa in due partita
Rimane sì, che all’una parte serbo
Quello che all’altra congedando niego. 205Dal nuocer, se giovar non sa nè puote,
Almen si guardi il pubblico decreto;
E nuoce allor, che delle industri prove
Rallenti il corso colle opposte dighe,
Onde scema il lavoro e la mercede. 210O il verace salario, a poco vento
Che insulta e passa quasi riducendo
Cogli avidi tributi, il viver gramo
Renda. Perchè delle straniere merci,
O delle biade ad altro Sol cresciute 215Rifiuti il dono, ed i codardi sonni
Del nativo cultor proteggi e bei?
So che un profitto a lui si rassicura
Sotto color, che le augurate imprese
Più largamente fecondando, inviti 220A conati maggiori e a degno premio
Di più larga mercede. Al campo infesta
E al popolo non meno è l’ombra tetra,
Che su vi stenda la maligna pianta
Del monopolio, onde lo stolto ride. 225E l’officina, mendicando i certi
Soccorsi smunti delle borse magre,
Vuote le rende appien, quando l’usura
Del prezzo aggiunge alla men ricca merce.
Il soverchiante prezzo esclude mille 230Dall’angusto mercato, e ai mille esclusi