Lavoro e pane, ed io per dieci appena
Ho la materia ed i congegni in pronto; 165Dimmi, se il cor ti basti, a quante e quali
Prove saranno i miseri condotti;
Mentre più che una morte lenta e muta
Par che giovi il morire in guerra aperta?
Langue l’inchiesta allor che l’alimento 170Vien manco del lavoro; e l’importuna,
E dolorosa e disperata offerta
Tanto si accresce più quanto più ratto,
Oltre il confin che da ragion si ferma,
Il numeroso popolo trascorre. 175L’inesorabil fame al necessario
Prezzo dell’opra forse il varco estremo
Addita e segna? A te risponda il verno
Orrido e crudo; che alla mèsse avara
Fra le angosce, gli stenti e le paure 180Succede minacciando. Al caro prezzo
Dello stremato pan forse s’adegua
Il meschino salario, incerto e tardo?
A non sani giudizi ancor ne guida
La tenace pecunia, inutil motto 185Se le cose toccare a me dineghi.
Vano sgomento! Il pubblico decreto
Ogni misura agguagli, e al caso cieco
Colla sua luce sottentrando, adempia
Il difetto comun. Da senno parli? 190Al tocco della magica bacchetta
Forse di nove biade e novi arnesi
Fia che l’ignota altera maraviglia
vampa del Sol sorga e risplenda?
Caccia in bando le fole; e pensa come, 195Se la materia manchi ed il compenso,
Raddoppiando il salario, a questo arrivi