Entro a proprio confin, chè ad arte obblia 130Chi di giustizia e caritade il nome
Spesso coi detti e più coll’opre offende.
Il principio, l’effetto, il pregio e i doni
De’ facili commerci indaga e scopre
La dottrina economica, che mostra 135Come al bene dei singoli risponda
Il ben di tutti allor che in dolce metro
Coll’utile l’onesto si accompagni.
L’arbor della scïenza in cento rami
Si parte, e ad uno ad un la corta nostra 140Vista li cerca e li contempla. Spesso
Del suo soggetto in forma s’innamora
Il borioso alunno, che disprezza
Degli altri il vanto e l’eccellenza nega.
Folle presunzïon, che de’ tranquilli 145Studi sconvolge l’ordine stupendo,
E ne muta l’armonico concento
In suon discorde di stridenti note.
Ma pur diremmo, che a se stesse fine
Son tutte cose, e che son mezzo al fine 150A noi prescritto quale ultima meta.
Chi non ha dell’error la testa cinta
Col fine il mezzo non confonde: il saggio
Esempio imita e il tuo cammin prosegui.
Dell’offerta la legge e dell’inchiesta 155Alle merci, ai profitti ed ai salari,
Volubile tiranna, i prezzi détta.
Di servigio maggior è certo segno
Delle affollate turbe il chieder alto:
Ma del contrario fa non dubbia prova 160Il poco domandar con voci basse.
Se cento artigianelli a me le braccia
Inoperose stendono, chiedendo