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ii. le edizioni 823

media del tempo, perché in essi è evidente, come abbiamo già sottolineato, l’intervento corruttore dell’amanuense.

Si è anche dibattuto se i titoli latini appartengano al Sercambi o non siano da considerarsi piuttosto interpolazioni dell’amanuense1. A prescindere dalla loro grafia, spiegabile nel caso di uno che copi sotto dettatura o che sia completamente digiuno di latino, essi qualche volta non hanno niente a che vedere con il contenuto della novella2, altre volte sono vanamente ripetuti, mostrando di non essere che degli elementi schematici non intesi come parte della novella. Tuttavia, queste considerazioni non ci rendono molto scettici nei confronti della loro autenticità, poiché sarebbe più assurdo pensare, invece, che si tratti di interpolazioni. Ci siamo dunque limitati, in un simile caso, dopo aver preso conoscenza della grafia e delle abitudini mostrate dal Sercambi nel trascrivere documenti latini3, a livellarli graficamente, dando allo stesso tempo in apparato l’aspetto che essi hanno nel codice, senza osare di emendare neppure nei casi in cui la voce (in tipi come malvagitate, desmemoragine, lealtate, romito, ecc.) manca di attestati attendibili nel latino medievale.

Secondo la numerazione di T abbiamo diviso la narrazione in capitoli contenenti ciascuno la novella preceduta dal suo prologo e seguita da Ex.º più il numero progressivo che la novella ha nel testo. Il numero romano che segna l’inizio del capitolo, pur essendo nostro, riflette la numerazione che si trova alla fine di ciascuna novella.

L’edizione riflette anche la mancanza della lettera iniziale miniata nella novella e nel suo prologo, dove è stata da noi aggiunta chiudendola in parentesi uncinata. In parentesi dello stesso tipo abbiamo chiuso le nostre congetture e integrazioni basate sui guasti del testo e segnalati in apparato mentre le frasi parentetiche appartenenti al testo sono state racchiuse in parentesi tonde4. Per le lacune lasciate dall’amanuense abbiamo usato puntini sospensivi in numero corrispondente alle lettere mancanti, segnalando la lacuna in apparato. Per quelle congetturate da

  1. È quello che crede il Dinucci (cfr. Le nov. nelle «Cron.» di G. S., in Miscell. lucch. di St. e Letter. in mem. di S. Bongi, Lucca, Artigianelli, 1931, p. 163).
  2. Come venne già rilevato dal Renier (cfr. Novelle ined. cit., p. xxxiv, n. i); si confrontino, ad es., i titoli coi rispett. contenuti delle nov. cxv, cxxii, o cxl.
  3. Cfr. Cron., i, pp. 67-84, 11, pp. 20-32, ecc.
  4. Seguendo le considerazioni dell’Ageno (cfr. Questioni d’interpunzione nella critica test., nel vol. Il verbo nell’ital. antico, Milano-Napoli, Ricciardi, 1964, pp. 490-506), abbiamo posto in parentesi le note del narratore e le note appositive che non hanno diretta attinenza col racconto, e fra lineette le frasi incidentali legate alla narrazione.