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novella cxvii 519

zione fatta l’arai». Frate Papino disse: «Questo non è gran cosa, ché si può assai gevilmente fare, per che al nome di Dio voglio domenica cominciare».

E da lui partitosi, se n’andò a casa e con sua licenzia ordinatamente alla moglie disse ogni cosa. La donna inteso che ’l monaco potea aver agio di lei fine al mattino, disse al marito che a lei piacea pur che facesse bene per l’anima sua e che n’era molto contenta; et acciò che Dio li facesse la sua penitenza profittevile, volea con lui digiunare ma non altro fare.

Rimasi adunqua in concordia e venuta la domenica, frate Papino cominciò la sua penetenza, e messer lo monaco, convenutosi colla donna di notte (che veduto non potea essere), il più delle sere se n’andava a cenare con lei, sempre ben da mangiare e da bere seco regando; poi con lei si giacea fine a l’ora del mattino. Il quale levato, se n’andava, e frate Papino tornava a letto.

Era i’ luogo che frate Papino avea eletto a lato alla camera dove la donna col monaco si davano diletto, né d’altro era diviso se non d’una parete; per che ruzando messer lo monaco colla donna alla scapestrata, et ella con lui, parve a frate Papino sentire alcuno dimenamento di solaio. Di che avenne che, già avendo ditto c paternossi e fatto punto quine, chiamò la donna senza punto muoversi, domandandola ciò ch’ella facea. La donna, che mottegevole era, forsi cavalcando allora senza sella la bestia di san Benedetto o vero di san Francesco, disse: «Marito mio, io mi dimeno quanto posso». Disse allora frate Papino: «Che vuole dire questo dimenare?» La donna ridendo (che valente era e forsi avea cagione di ridere) rispuose: «Come, non sapete voi che ciò vuol dire? Chi la sera non cena tutta notte si dimena». Credette frate Papino che <’l> digiunare che mostrava di fare li fusse cagione di non poter dormire. A cui elli di buona fede disse: «Donna, io t’ho ben ditto: — Non digiunare! — , ma pur, poi che l’hai voluto fare, non pensare a ciò ma pensa di riposarti, ché tu dai tali volte per lo letto che tutta la casa fai tremare». Disse allora la donna: «Non ve ne caglia, ch’io so bene ciò ch’io fo: fate pur ben voi, ch’io farò bene io se potrò!»

Ristetesi adunqua frate Papino e rimisse mano a’ paternossi,