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XVII


La dilettevole novella di ser Martino ha molto contentata la brigata; e pertanto lo preposto, volgendosi a l’autore, disse che per lo dì seguente ordinasse bella novella. Al quale l’autore rispuose che molto li era a grado se la brigata era stata contenta lo giorno, e che pensava lo dìe seguente farla assai contenta. E voltosi alla brigata, parlò dicendo:


DE TRISTITIA ET VILITATE

Di Isabetta e Tristano da Cortona.


Innella città di Cortona — posta in sun un gran poggio e circandata di vigne e giardini di mandole, innelle quali vigne si ricoglieno buoni e preziosi vini bianchi e vermigli nomati vini cortonesi, di che le donne ne prendeno molta consolazione — avenne che una giovana grande e grossa di suo corpo et assai bella nomata Isabetta, nata di persona non molto ricca ma <di stato> assai buono secondo Cortona, et essendo il tempo della vendemia, la ditta Isabetta ogni díe recava tre o quattro canestre d’uva dalla vigna, non toccando le suoi però ch’erano alla scesa del monte. Di che uno nomato Tristano vedendo Isabetta tornare colle canestre dell’uva, dicendo: «Costei torna sí tosto?», pensò non dover dalle sue vigne venire ma dell’altrui quell’uva regare. Et avendone Tristano innel poggio, pensò voler vedere d’onde Isabetta tale uva aregava.

E uscito di Cortona, andatosene alla sua vigna, vidde venire Isabetta colla canestra in capo et entrar in una vigna acosta a