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novella xvi 91

nata una quistione tra certi savi di Viterbo e non avendo chi tale quistione sapesse asolvere, udito il prefetto la fama di ser Martino di Ceravecchia pensò di mandare per lui. E subito scrisse a Siena al comune che piacesse loro di mandare a Viterbo ser Martino, et a lui scrisse una lettera che andasse, e che ben lo contentarè. Lo comune di Siena aute tali lettere, subito mandonno per ser Martino dicendoli tutto. Ser Martino, che s’avea fatto legere la lettera a messer Cassesepetri, disse quello voleano. Li anziani di Siena disseno che voleano che andasse a Viterbo. Ser Martino malvolentieri volea andar’e per comandamento si partìo da Siena con quella imbasciaria ch’era per lui venuta e caminò a Viterbo.

Giunto a Viterbo, il prefetto li fé’ grandissimo onore, disponendoli la cosa della quistione. Ser Martino, che così era grosso come l’acqua de’ maccaroni, a niente rispondea, salvo che disse che volea mangiare e dormire solo, con uno famiglio. Lo prefetto, credendo che per lo studio ciò dicesse, rispuose che li piacea, e subito li fe’ aparecchiare una camera e da poter vivere e comandò che la sera li fusse onorevilmente apparecchiata, dicendoli che s’aparecchiasse per la mattina seguente d’esser valente contra di coloro che la quistione non sapeano assolvere. Ser Martino penseroso (che li pare esser in un mondo nuovo) e impacciato, intrato innella camera e quine trovato la mensa posta e ben fornita, mangiò e poi si misse un pane in busteccoro, dicendo: «Se io andasse in luogo che io stesse troppo, voglio questo pane e mangeròlo».

Ito a dormire, la mattina venuta, innella chiesa inagiore apparecchiato una sedia e banche, là u’ ser Martino dovea disputare della Trinità; levatosi ser Martino col pane a lato, lo prefetto venuto in sala e fatto venire ser Martino, disceso la scala alla chiesa n’andarono, là u’ ser Martino vidde molte persone e smarrito non sapea che farsi. Giunto il prefetto, fe’ montare ser Martino in catreda, e fatto fare silenzio a tutti, uno maestro in telogia cominciò a dire della Trinità, arguendoli altri incontra.

E stando ser Martino a vedere senza parlare, non intendendo alcuna cosa, fu per quello maestro in telogia chiuso il pugno in significazione che Dio tutto chiude in uno pugno. Ser Martino,