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78 g. sercambi

che la donna mia v’ha fatto dire delle messe e delle cavate, per li miei peccati io sarei dannato». Disse lo prete: «E altro peccato hai?» Disse ser Cola: «Sìe: avendo io gran voglia di mangiare, non avendo salsa, per vostra grazia più volte avete a Matelda pre stato il vostro pistello e lei innel suo mortaio ha fatto spesso la salsa che m’ha tutto allegrato; ma ben vorrei che ’l pistello non v’avesse renduto quando liel avete prestato, perché dé valer assai. E questo è il terzo peccato dell’avarizia». Lo prete disse: «O altro peccato hai?» Ser Cola disse: «Sì, che la donna mia tanto m’ama che vorrò’ morire prima di me; e questo è sommo peccato che io hoe».

E ditto questo, mostrando di starnutire si voltò e levò tutta la cesta da dosso al gallo, e ritornò al prete dicendo: «Datemi l’asoluzione». Lo prete postoli la mano al capo, lo gallo acostatosi alla donna, la donna spaurendo si mosse, lo gallo dirieto. Ella credendo fusse la morte dicea: «Portane lui e non me», e voleasi fugire: lo gallo dirieto, che non sapea la donna che fare dicendo: «Portane lui e non me». Ser Cola, che tutto sapea et udia, disse al prete: «Andate là a Matelda che mi pare che abia paura». Lo prete andò alla donna dicendo: «Costui è morto, omai faremo a nostro modo». Disse la donna: «Or non vedete qui la morte?» Lo prete subito si fuggìo di casa stimando ser Cola dover essere.

La donna venuta in camera per paura dicendo: «Ser Cola, non volere che io muoia, che sai che le messe e le cavate che io ho ditto per te t’han libero da l’inferno»; ser Cola disse: «Per premio di ciò io ucciderò la morte». E prese uno bastone et una bastonata dava a Matelda, l’altra al gallo (dando alla donna assai forte), tanto che la morte fue uccisa. La donna, secura, disse: «Or perché m’avete dato?» Ser Cola disse: «Perché già eri incorporata co’ lei e così t’ho scampata». Et altro non li disse.

Ex.º xiiii.