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L>a brigata giunta a Recanato, dove con sollazzo si dienno buon tempo fine alla mattina che levati seranno; <e levati>, il proposto comandò che l’altore una novella dica fine che a Cesena giunti saranno, ma prima dica una canzonetta. Lui presto disse:

«Io, Gola, mangio e beo fuor di misura,
tanto che ’l gusto mio, ghiotto e cattivo,
desiderando sta d’ogni ben privo».

E presto a ubidire, disse: «A voi, golosi, li quali non pensate mai potervi impiere di cibi ghiotti, ad exemplo dirò una novella d’uno che per fare tali cibi ne perdéo la persona». Incominciando così:

DE SUMMA GOLOSITATE

Quando la corte di Roma era a Vignone, un pastiscieri facea pastelli di carne di uomo.

A>l tempo che papa Urbano Quinto tenea la corte di Roma innella città di Vignone, dove tutta la cristianità vi correa e là v’era grande corte de’ cortigiani e d’altri mercadanti et artieri, infra li altri mestieri che quine in abundanza erano si era il mestieri del cuoco, però che generalmente tutti quelli che la corte visitavano sono più tosto maestri del boccolieri che della spada, cioè che sono più tosto golosi che franchi a combattere; e con tale vizio procede esser di lusuria involti. Di che quelli che tal