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novella viii 47


E fatto lo giorno festa, la sera, partitosi le persone, messer Renaldo disse: «Ginevra, àrmati». Ginevra presto fu armata, et acese i’ lume spettando. Messer Renaldo, subito montato la scala, la prese e in sul letto la puose, e quattro volte la notte fe’ suo piacere; e poi ritornò a letto, al modo usato rivestita della camicia e da l’uno de’ lati coricatasi. E questo modo tenne molte notti, tanto che <le> nozze funno livre.

Dapoi messer Renaldo, vedendola sperta della notte, pensò farla sperta del dì. Et uno giorno li disse, avendo chiuso le finestre maestre e li usci: «Ginevra, àrmati». Ginevra disse: «O armansi le giovane lo dì?» Messer Renaldo disse: «Sì». Allora Ginevra intrata in camera et armatasi e preso il doppioncello et acceso alla lampana e venuta in su l’uscio, messer Renaldo montata la scala disse: «De dì non bisogna lume». E presela in braccio spegnando i’ lume. Entrato in camera, essendo aperte le finestre, in su’ letto la puose e la sua volontà fornìo. Ginevra parlando disse: «Se di notte fu dolce il fatto, ora veggo che i’ lume del dì non bisogna». Messer Renaldo, per più apetirla, disse che buon sarè’ che fusse in su l’uscio armata. <Ginevra>, gittatasi presta de’ letto, in su l’uscio si puose. Messer Renaldo subito scese la scala, e rimon- tato, in braccio la ricolse et in su’ letto la puose e quine il secondo dono li diede; e poi disse che si disarmasse e de’ suoi panni si vestisse. E così prestamente Ginevra si disarmò e rivestisi, dicendoli messer Renaldo: «Omai saperai fare!» Disse Ginevra: «Omai sono bene amaestrata».

E dimorando insieme e più volte la stimana fattala armare, pervenne che uno dì <a> messer Renaldo fu rapresentata una lezione della podestaria di Perugia con buono salario, per sei mesi. Li parenti di messer Renaldo ciò sentendo, disseno che accettasse perché era onorevile officio: «E lasserai con tua zia Ginevra per questi vi mesi». E tanto li disseno, ch’e’ fu contento et acettò. E diede ordine di cavalcare, dicendo alla donna: «Ginevra mia, io vado a Perugia, là u’ io guadagnerò de’ denari per fare una bella palandra. Tornerò presto: fà che si’ savia». Ginevra, ch’era simplici senza malizia, disse che era contenta. E così la lassò alla zia in casa.