Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/460

460 g. sercambi


E stato alquanto tempo il ditto messer Bioccolo in Verona, fu per alcuno cognoscente di ditto messer Bioccolo parlato a messer Mastino dicendoli che bene era che di grazia al ditto messer Bioccolo una podestaria li desse in qualche terra a lui sottoposta. Messer Mastino, per le preghiere dello amico mosso, in uno suo castello nomato Marciano li diè officio nomandovelo podestà con certo salario. Messer Bioccolo, che di ciò avea bisogno, allegramente acettò promettendo fare buono officio.

Et andato all’officio, pensò come lucchese che il giuoco de’ dadi innella terra né di fuori per neuno si faccia. E mandatone il bando con gran pena che giocare a’ dadi non si debbia, faccendo cercare spesso, divenne che alquanti gentili omini e altri, che usi erano di tal giuoco, lamentandosi che sí strettamente li avea riduti e niente valea, messer Bioccolo non volendo lor consentire che tal giuoco facesseno, diliberonno a taule giucare. E non essendone mandato bando, cominciarono a giucare.

Lo podestà, ciò sentendo, fece mettere bando che neuno giuoco di taule si possa fare. Li gentilotti et altri che di giuoco si dilettavano, dolendosi di sì fatti comandamenti e pogo valendo, si ridusseno a giucare a scacchi, a dadi et allo smiglieri a dadi; e quine si davano piacere con giocare e poga e gran somma. Messer Bioccolo, che i giuochi di prima avea fatti vietar’e più, perché lui non era omo da neuno piacere volea che altri come lui fusse di sollazzo netto, sentendo che al giuoco delli scacchi e de’ smilieri ora la gente si trastulava, pensò tal diletto via levare. E rimandato bando che a neuno giuoco dove dadi s’adoperasseno giocare non si potesse, li gentilotti, mormorando di tanti comandamenti, tra loro diceano: «Lo podestà dé essere di quelli di santa Lucchisenna, che non volendo né sapendosi pigliar piacere non vorrè’ che altri se ne prendesse». Et avendo tanti comandamenti a dosso, diliberonno darsi piacere a scacchi et a smiglieri senza dadi, dicendo tra loro: «Omai messer Bioccolo ci lasserà stare». E tal giuoco giocavano d’assai e di pogo.

La maladetta invidia del podestà, non potendo patire che altri si desse piacere, fe’ divieto che né a scacchi né a smiglieri giocar non si possa. Li gentilotti con mormoramento diceano al