Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/46

46 g. sercambi

giubettino e le calze a Ginevra le fe’ mettere, e dapoi l’arme, colla spada in mano. E poi preso uno doppioncello acceso, e in mano lel messe e disse: «Ginevra, stà in capo di scala, in su l’uscio della camera». Et insegnòli il modo e Ginevra tutto fece.

Messer Renaldo scese alquanto la scala e poi montò suso et in braccio la prese, e così, subito <in su’ letto> la puose: avendosi cavato le mutande e avendo lo ’ngannatore ritto, li salìo in sul petto e isverginòla. Ginevra, sentendole alquanto, misse un pogo di voce; messer Renaldo disse: «Di vero costei ho pure avuto pulcella». E stato un poco messer Renaldo disse: «Ginevra, stà su et aspettami in su l’uscio della camera co’ lume». Ginevra mossasi et andato a l’uscio della camera col doppioncello acceso, messer Renaldo scese alquanto la scala, e su sagliendo, prese in braccio Ginevra et in su’ letto la puose, né prima la lassò che un’altra volta messe lo ’ngannatore innel luogo usato. Allora Ginevra, sapendoli buono, disse: «Buona cosa è andarne a marito». E stato alquanto messer Renaldo disse: «Sposa mia, buono sarè’ che in su l’uscio della camera fussi». La giovana, già imparato il modo, subito scese de’ letto, e apreso il doppione, in su l’uscio si puose. Messer Renaldo smontato alquanto la scala e poi sagliendo, la prese et in su’ letto la puose; e quine la terza volta contentò il suo ingannatore. Ginevra, parendoli dolcissimo, disse: «Ben abia chi marito mi diede». Messer Renaldo vedendo ch’era presso a dì, volendo alquanto posare, disse a Ginevra che si spogliasse e nuda inne’ letto ritornasse colla camicia che la madre li avea lassata. Ginevra subito ubidìo e, trattosi l’arme, la camicia lunga si misse et innel letto da uno de’ lati si puose, né messer Renaldo a lei s’acostò.

La mattina, levato il sole, messer Renaldo levatosi per dare ordine alla festa, e la sposa inne’ letto rimase fine che la madre de’ letto la venne a cavare, dicendole: «Figliuola mia, hai fatto a senno di messer Ranaldo?» La fanciulla rispuose che mai non fu la più contenta: «Tanta dolcezza ho sentito, benché un poco, di prima, mi paresse fatica. E di vero io sono contenta che m’avete maritata, tanta dolcezza ho sentita stanotte». La madre, che ode la figliuola esser stata la notte gioiante, fu molto lieta.