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454 g. sercambi

maestro Pace per darli quello fiorino, lassando allo speziale l’ambasciata che se tornasse li avea dare uno fiorino, e così tutto ’l dì passò.

Venuta la notte, maestro Pace non tornando a casa, la sua famiglia stimando fusse alla bottega, lo speziale che molti che aveano il maestro richiesto mandava a casa per sapere quello che di maestro Pace fusse, e’ non trovandosi, n’andaron all’abergo, dove l’oste <disse> che quine non era stato se non quando lo ’nfermo si partìo. E non potendosene sapere nulla, la notte ne stenno in grande pensiero.

Maestro Pace, che si vede esser mal condotto, prega quelli che preso l’hanno che la persona li salvino e che de’ denari darà loro tanti che riccamente potranno ad agio stare, dicendo: «Io per avarizia non ho voluto tener fante, et io come fante sono stato trappato». Li compagnoni, che sapeano che maestro Pace potrà agiatamente pagare fiorini v mila, dissero: «Noi siamo vi e però vogliamo subito per ciascuno fiorini m». Lo maestro, che avea desiderio d’uscire loro delle mani per ritornare a Pisa, <dicendo> ch’era contento, e fatto una léttora che in Firenze tali denari fusseno pagati e mandata a Pisa alla famiglia e a’ parenti suoi, prestamente li denari pagati funno.

E maestro Pace tornato a Pisa, per la novella contata dispuose poi di volere di continuo tener ii famigli acciò che seco in ogni lato andassero, per non poter più a forza esser ritenuto. E così doppo il perdimento dell’asino la stalla chiuse.

Ex.º ciii.