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novella ci 443

via e lui mi venisse dirieto. E così mi disse la mia savorosa mamma che alla sua mamma divenne, e quando la mamma mia venne a morte, lo mio savio babbo vidde quello che ora tu, vezzoso mio marito, di me veduto hai. E però ti dico, poi che tu me l’hai ditto — che mai non mi dicesti bugia — , ti prego che prima che io muoia — però che la vita mia non può esser oltra a xv dì, secondo quello che alle miei antiche parenti è intervenuto — , di mandare per un notaio, che io vo’ fare testamento. E prima che ’l mio corpo si soppellisca dove la mia savorosa mamma fu soppellita, e la mia dota vo’ che si stribuisca in questo modo: e prima, per l’anima di mio dolce padre vo’ che si dia il poder della Folombra; e per l’anima della dolce mamma si dia il podere del Ventospazza con tutte le pertinenze; et alla nostra benedetta chiesa si diano le vitellette nate delle miei vacche; et a Rustico nostro lavoratore lasso la mia bella gonnella; et a Rughia della villa di Buonamisura li lasso quel podere che del terreno di mia madre uscìo, u’ si dice Trallemieicosce, sì veramente mentre ch’io vivo lo lavori senza mancare, e quando serò passata di questa vita ne faccia quello che vuole. E perché tu, Orsuccio, m’hai preditto che io morir debbo, non vo’ che tu abbi de’ miei fatti altro che quel podere che si chiama il Gombo di frate Gabbo e quella vigna che si chiama la Tigna della Piacciuola. Altra cosa non vo’ che abbi poi che sì giovana m’hai preditto che morir debbo». Erano questi ii poderi, oltra le triste cose che Toccora avea, le più triste.

Narrato quello che vuole che il suo testamento dica, dicendo a Orsuccio che prestamente <per> lo prete e per lo notaio vada, Orsuccio, che udito hae quello che la sua Toccora dicea, li disse: «Toccora, e’ non è di bisogno che tu tal testamento facci, però che niente ho veduto, e quello t’ho ditto ti dicea per vedere quello che tu mi dicei». Toccora con vezzi dice: «Tu lo dèi pur aver veduto quel giovano che m’era a dosso; io ti prego, odore del mio sedere, che tu mel dichi, però che io non vorrei morire senza penetenza». Lo marito giura non averlo mai veduto; la donna lei fa più volte giurare; Orsuccio giura. Toccora dice: «Poi che tu mi dici il vero io voglio star contenta a quello dici senza far testamento, e vo’ che ogni possessione sia tua, salvo che per rimedio