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434 g. sercambi

che voi oltra li altri di Firenze d’onore portate pregio; e la mia dolce madre — et a voi dolce amica— , madonna Nicolosa, sopra l’anconetane donne di bellezza gentilezza onore portava nome, e me per la sua ricchezza ha maritata tanto magnamente (che fine a quine sento, è ben vero, che ’l mio marito per far grandi guadagni ha fatto buona compagnia e colle navi è ito a guadagnare). Né non so signore che non dovesse star contento trovare, come avete trovato voi, una figliuola tanto savia onesta gentile e ben maritata come Azzina vostra figliuola, la quale ora è quella che per amore vi bacia». E presolo, lo baciò.

Azzo, che ha udito a costei contare tutto quello che mai fe’, disse: «Figliuola, io non arei mai né te né altri richiesto per figliuola, perché mai tua madre niente mi mandò a dire». E questo dicea lagrimando, E poi disse: «Deh, dimmi, nata dolce, come hai saputo questo fatto, e che io debia esser tuo padre?» Azzina dice: «Mia dolce madre più volte mi disse che io figliuola era d’Azzo de’ Pulci da Firenze, ma per non vergognarsi non volse mai scrivere di me, ma di punto in punto mi disse. Et ora io cognosciuto non v’arei se non che una fantesca nomata Giorgiana d’Ancona, avendola più volte pregata che se qua venisse mel facesse asapere, <mel disse>; e però v’ho cognosciuto, dolce mio genitore».

Azzo, che per fermo crede esser padre di Azzina, lieto dimostrò. Azzina, essendo presso a cena, et ad albergo volse che Azzo rimanesse. Il quale acettato, credendosi esser con figliuola, cenò et ad albergo in una camera fu messo, dove per lo gran caldo si spogliò; et il giubettino trattosi con ogni panno, e quelli fiorini v cento che in una scarsella avea in su una cassabanca lassò.

E volendo il suo agio fare, mostratoli per quella fanciulla i’ luogo, dove ponendosi a sedere innel canale cadde. Innel quale gridando, uno rofiano faccendosi alla finestra disse: «Se non ci lassi dormire io verrò costagiù e daròti di molte bastonate». Azzo dice: «Deh, faite che mia figliuola Azzina senta come io sono qua caduto». Li vicini disseno: «O buon omo, <per> lo meglio che puoi briga di partirti di costì se non vuoi esser morto, però quine u’ tu se’ sono genti assai di cattiva condizione». Azzo, vedendosi a mal partito, meglio che potéo del canale uscìo, et adomandando