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VII


Lo magnifico preposto coll’altra brigata giunto colla dilettevole novella a Prato essendo sera, lodando la somma e bella giustizia fatta per messer Bernabò, disse a l’altore che per lo dì seguente ordinasse qualche bella novella per dar diletto alla brigata fine che alla città di Firenze perverranno, L’autore, asottigliandosi, pensò di dire il contrario stato seguito a quello che messer Bernabò fece, volgendosi alla brigata lo dì seguente, parlando in questa forma, dicendo:


DE JUSTICIA ET CRUDELITATE

Del conte Lambrusco da Rodello, omo più tosto da rubare
che da offerire.


Un conte di Frignano nomato lo conte Lambrusco da Rodello, omo più tosto a rubare che a offerire, avendo sotto alla sua giurisdizione uno buono omo mercadante nomato Guaspari, ricco e savio, il quale avendo d’una sua donna assai giovana, di anni xxx <nomata Onesta>, auto una bellissima fanciulla — la quale prima che il ditto Guaspari morisse pervenne a l’età di xiii anni avendo imparato a traer seta de’ filugelli faccendone l’anno gran quantità — , Guaspari amalando morìo, lassando la donna di xxx anni e la figliuola di xiii. Stimando lui che la moglie né la figliuola dover stare senza marito, pensò di dividere il suo, e la metà alla figliuola <e la metá alla moglie lassò>, sì veramente l’una senza l’altra maritar non si dovesse. E in caso che la moglie si maritasse, e non la figliuola, niente avesse; e così della figliuola. E passato