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LXXXVI


L>a prudenzia di Santo condusse con piacere la brigata all’ora del desnare in una villa bene de’ borghi piena, e in uno la brigata trovò aparecchiato. Lo preposto, sentendo il camino dubievole, dispuose che la sera s’aparacchiasse in quel luogo, dove comandò che l’altore contentasse la brigata di bella novella fine alla cena, senza che stormenti s’udisseno, ma prima dicesse qualche moralità. Lui presto disse:

«Io sono franca Magnanimitade
di sì alto e magnifico inteletto:
doppo il pensiero fornisco il diletto».

E poi l’altore, fatta la brigata condurre in un bellissimo chiostro, rivoltòsi a essa dicendo:

DE MAGNANIMITATE MULIERIS ET BONA VENTURA JUVENIS

Di Ciandro e de’ re don Alfons di Spagna.

N>el tempo che’ re don Alfons, re di Spagna, regnava, un mercadante di Barsellona chiamato Ciandro, uomo ricchissimo, venendo a morte, lassò du’ suoi figliuoli — il magior di anni xvii, l’altro di xv — di più di l mila fiorini ricchi. Morto il ditto Ciandro, rimasi li figliuoli — lo magiore nomato Passavanti, il minore Veglio — , inteseno a godere et a spendere in desnari cene bagordare per amor di donna, e tutte cose faccendo che si richiede a