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novella lxxxiiii 503

condutti a uno balzo d’una montagna giù li gittava. E questa vita teneano di continuo.

Et essendo alquanto tempo passato del perdono e molti pellegrini di più luoghi mossi et andati a Roma, e sempre di dì in dì assai ne giungeano, avenne che del mese di magio uno gentile uomo francioso nomato lo conte d’Artoi, con una sua donna assai giovana nomata madonna Bianda, con circa xii compagni a cavallo arivonno apresso al castello di Montalto, là dove Suffilello malandrino co’ compagni stavano. E vedendo che ’l ditto conte colla compagnia erano presso a uno mal passo, pensando doverli prendere, subito in aguaito si puosero. E come il conte d’Artoi giunse colla sua donna e colla brigata al mal passo, scopertisi, quelli malandrini colle lance in mano assagliron il ditto conte e’ suoi percotendone alcuno.

La donna del conte, vedendo il conte essere assaglito et alcuni loro famigli andati a terra de’ cavalli, non sapendo che fare, sopravenne Sufilello capo di quelli malandrini e col polso della lancia innel fianco a madonna Biancia percosse per sì gran forza che del cavallo la fe’ cadere. E presola per le braccia, su per la montagna la condusse, dicendo alla sua brigata che faccino che siano o morti o presi e che i cavalli e li arnesi rubino.

Li malandrini combattendo valentemente, lo conte coi suoi difendendosi vigorosamente con quella poca d’armadura che aveano; e fatto risistenzia alquanto, lo conte, vedendo li suoi a mal partito e già più che la metà presi e li altri a quelle mene, diliberò fuggire perché bene a cavallo si sentìa, dicendo a l’altri suoi: «Campate!» E dato di speroni al cavallo, si dirizzò verso una terra che quine era presso a uno miglio, e tanto camino che là giunse dove trovò alquanta brigata da cavallo e da piè li quali quine erano venuti per tener quel passo securo che pellegrini né altri fusseno morti né rubati da Sufilello né da altri. Veduto la brigata, narrato quello li era stato fatto, subito il capitano fe’ apparecchiare le suoi brigate.

E mentre che il conte camina e che le brigate s’aparacchiavano, Sufilello avea condutta monna Biancia contessa in sulla summità del monte a quel balzo dov’era sua usanza di gittare le persone