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novella lxxi 353

fidanza. E tutte le più volte inne’ motti suoi dicea a femmina o uomo: «E’ par che abbi formiche in culo», et altri motti disonesti, non che a femmina maritata m’a ogni fantesca. E più di quattro anni avea prese tal maniere di mottegiare.

E stando per tal modo, un giorno che in Pescia si dovea fare una bella festa, d’uno pesciatino che preso avea una giovana di Lucca della casa de’ Rosimperi, bella, alla qual festa funno invitati molti lucchesi parenti della sposa et alquanti amici che a Pescia colla sposa andar dovesseno. E di Pescia funno omini e donne in abundanzia invitati, fra le quali fue Fiorita mottegiera. Et essendone colla sposa andate brigate a Pescia un giorno di magio, e quine riceuta onorevilemente con quelli omini e giovani di Lucca, fra’ quali era uno giovano studiante in medicina nomato Federigo, giovano da ogni cosa: lui bello schermidore ballatore buono sonatore e cantatore, lui atto a esser colle donne oneste onesto, colle sollaccevoli sollaciero, colle innamorate innamorato, colle mottegiere di motti gran maestro, e così in medicina cognoscea molto la proprietà dell’erbe e le loro vertù; e molte altre cose il ditto Fedrigo sapea exercitare.

E sposati a casa dello sposo con tutte le brigate, la donne pesciatine et altre del paese onorevili la sposa ricevenno allegramente. Monna Fiorita, che quine era, cominciò forte a dire: «E’ non mi pare che la sposa da Lucca abia il culo di quattro pezzi più che le pesciatine». Le donne che quine erano diceno: «Deh, matta, sta cheta, non dire: non vedi tu quanti lucchesi dabene sono venuti con lei? Non fare con loro come se’ usa di fare tra noi che ti cognoschiamo: forsi non tel comporteranno». Fiorita dice: «Deh, andatevi a forbire il culo, e se vi rode vel grattate. Come, non si può dire a questi lucchesi quello che a li altri? Oh, i’ ho già ditto mia intenzione a’ fiorentini et ad altri: come non la direi a’ lucchesi?»; e non restando di dire male, presente la sposa e l’altre donne e presente li omini e’ giovani da Lucca e presente Federigo medico, il quale si pensò che Fiorita fusse qualche matta, a niente rispuose.

E cavatosi li stivali e de’ nuovi panni ognuno fattosi bello, in casa dello sposo entraro, là u’ molto confetto e vino si porse