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LXXVI


Venuta l’ora della cena, prendendosi li cantatori per mano, con una canzonetta dicendo in questo modo:

«Un bel giffalco scese alle miei grida,
dell’arie in braccio a piombo giù mi venne
com’amor volse e ’l destro di suo’ penne.
In piè lel missi, e fatto ch’ebbe gorga,
alzò più alto assai che la caduta,
onde giucando il perdei di veduta.
<E> che ritorni non mi dice il core,
che credo che sel tegna altro amatore».

E dipoi se n’andarono dove apparecchiato era, là u’ di vantagio la brigata cenò; e stato alquanto, a dormire n’andarono. E la mattina, al modo usato, fine a terza visitarono li dilettevoli luoghi. E desnato, prese le danze, innel giardino si ridusseno e quine il preposto doppo il desnare comandò a l’altore che una novella dica mentre che si’ l’ora di doversi rinfrescare. L’autore rivoltosi a la brigata disse:


DE VITUPERIO MULIERIS

Di monna Cicogna de’ Guazzalotti di Prato.


Al tempo che re Uberto di Napoli era signore di Prato fu una donna de’ Guazzalotti nomata madonna Cicogna, d’età di anni xxviii e maritata a uno ritagliatore di panni nomato Arrigo. La