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non s’è mossa». E mentre che Franceschino dicea, la fante disse a Turello come avea nome. Turello il nome li dice. La fante dice: «O Turello, se volete che io vi serva, io voglio ancora tutta la cenere». Turello dice: «Cotesto non ti voglio dare però che io ho alquanto difetto, che ’l medico me l’ha molto lodata; e però non vo’ avere a comprare la cosa che io avesse». La fante a questo steo contenta e in casa n’andò.

Franceschino, che ha udito della cenere, rivoltosi a’ compagni dice: «Udite savio omo che s’è sottigliato alla cenere e non a l’altre cose!» E subito chiamò Turello. Turello andò a lui cavandosi il cappuccio, dicendo: «Che comandate?» Franceschino dice: «Or bene cognosco che tu se’ di quelli strappazucca da Lucca a dire che se’ stato stamane ugellato da una femminella e che hai proferto di darle xl lire de’ pisani, et hai messo male asemplo, che altro che x lire non s’usa di dare; e con questo hai promesso l’accia la semmola le penne l’enteriuoli, et <a> la cenere ti se’ sottigliato, matto tristo». Turello dice: «Messer, se mi volete concedere ch’io dica il perché ho fatto questo, forsi non mi terete matto». Franceschino dice che dica ciò che vuole.

Turello dice: «Io cognosco il pregio delle lire xl esser ingordo, ma io vedendo che la morìa comincia et io amalato volendo una servente, in quel caso mi gosterè’ ogni dì xl soldi e verrei a papagare in xx dì quello che in uno anno. E se caso aviene che io non abia male e la morìa cessi, io la manderò via e non la terrò più. E questa è la cagione che tanto l’ho promesso». Franceschino dice: «Io veggo che a questa parte hai ragione; or mi dice dell’altre cose». Turello risponde: «Io compro ogni dì il pan fatto, né mai semmola da me la fante aver non può. Apresso, lino non compro; e come potrà filare quello che non ha? E se pur lei lo comprasse, faccendo i miei fatti, non mi curo di ciò ch’ella si filerà». Franceschino dice: «Ben hai ditto delle tre parte: or mi dì dell’enterame e delle penne». Risponde Turello: «Io non uso far conviti; e se pur alcuno venisse a cena meco, mando al cuoco per un pollastro cotto. E quando compro tordi o ugelletti so che di quelli niuna cosa aver può».

Franceschino ben consente, ma ben si meraviglia della cenere