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novella lxxv 329

regiavan Pisa, presso al Ponte Vecchio. E quine esercitando l’arte, avenne che la morìa cominciò in Pisa; di che il ditto Turello, vedendosi solo e dubitando della morte, pensò volere prendere una fantesca che in casa lo servisse se caso di malatia o d’altro li sopravenisse.

E stando un giorno presso alla loggia del Ponte Vecchio, là u’ molti gentili omini si riduceano e massimamente Franceschino Gambacorta di cui era la casa che Turello preso avea, il preditto Turello, vedendo una fantesca passare, disse se con lui volea stare a salario. La fantesca dice di sì, ma che volea sapere quello che dar li vuole. Turello disse di dareli quello li parea che sia condocevole. La fante dice che vuole xl lire l’anno et a ragione d’anno. Turello, che non era ben pratico della moneta, disse di che lire. La fante disse: «Pelle pisane, a ragion di lire iii, soldi x per fiorino». Turello dice esser troppo. La fante fa vista di partirsi. Turello la chiama, dicendo che era contento. Franceschino Gambacorta, che ode che Turello ha proferto xl lire, dice: «Come, è ben matto, che <non> si suole dare più che x lire e ch’e’ n’ha proferte xl!» E pensò dirli una gran villania che lui voglia le fanti mettere a tal pregio.

E mentre che in tal parole stanno, avendo fermo il patto delle lire xl, Turello dice che in casa ne vada. La fantesca dice: «Et anco voglio che tutta la semmola che uscirà del pane ch’io farò voglio che sia mia». Turello dice: «Io sono contento». Franceschino tutto ode e pensa vituperarlo. Fatto il secondo patto, la fantesca li dice: «E simile voglio tutta l’accia che io filo sia mia». Turello dice: «Fà l’altre cose et io sto per contento che l’accia che fili sia tua». Franceschino più si meraviglia. E Turello dice alla fante che in casa ne vada. La fante disse: «Et anco vi dico, se faceste alcuno convito, o veramente di tutti i polli che in casa si coceranno voglio le penne e l’enterame». Turello dice: «Io son contento che tutti quelli ugelli a chi onterame si trae di corpo siano tuoi, e le penne. Or vanne in casa».

Franceschino rivoltòsi a quelli che innella loggia erano e disse: «Or si pare che Turello è di quelli anziani di Santa Zita da Lucca, a dire che una feminuccia l’abia collato a passo a passo et anco