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quale non per sue vertù ma per alcuna amicizia li fu dato una chiesa a governo nomata San Giusto; lo qual prete ogni dì si convenìa di vino impiere il barletto intanto che sempre li durava la caldezza del vino ii dì, e per trarsela non tenea chierico. E pure essendo di necessità di dire la messa, prendea alcuna volta a rispondere or questo or quello; e infra li altri avea uno suo vicino nomato Paulo Sermarchesi, alquanto mentagatto, che alcuna volta per avarizia per chierico l’avea.

Avenne che una volta il ditto prete Bernardo, avendolo richiesto che aitare li venisse, parendo che troppo fusse stato li diè alquante capezzate. Paulo, ben che mentagatto fusse, cognove le capezzate che sentìano, e pensò di pagarnelo. E non volendo molto indugiare, la seguente mattina si dispuose punire il prete dell’opre suoi.

E subito la stagnatella, là u’ si mettea il vino da fare sacrificio, empio di calcina e d’aceto; e quando fue a l’altare prete Bernardo, che sempre il calice empiea, prese la stagnateli di mano a Paulo e innel calice, senza che s’acorgesse di niente, lo misse. E sacrato il corpo e lo sangue di Cristo e poi messosi lo calice a boca, prima che sentisse la fortezza dello aceto e della calcina più che la metà mandò giù. Et acorgendosi, si voltò <a> Paulo dicendoli che avea fatto. Paulo disse: «Sere, se crepassi e’ tel convien bere». Lo prete quello a mal suo grado bevé.

E per questo modo fu pagato da uno matto lo matto magiore.

Ex.º lxvii.