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ceste mai oltragio a persona?» Spinetta disse: «Santa corona, no». Lo ’mperadore dice: «Non può esser che qualche ingiuria ad altri non abiate fatto». Spinetta, ricordandosi dello sparvieri, disse: «Sì, ché io feci ingiuria a uno gaglioffo chiamato il Borra, il quale era in Genova et avea uno sparvieri e voleamelo pur donare, et io lo volea in vendita; e’ non volendomelo vendere ma si donare, io quello sparvieri presi e tanto ne li diedi per le guance che tutto lo feci insanguinare, e lo sparvieri uccisi. E questo mi pare che sia la ’ngiuria che ad altri ho fatto». Disse lo ’mperadore: «Or non fu ben grande?» Rispuose Spinetta: «Sì, che poi che lo sparvieri mi piacea io lo dovea prendere in dono, et a lui, perch’era nudo, per ricompensazione lo dovea vestire; e però feci male». Lo ’mperadore disse: «Et io vi sono più tenuto che a persona del mondo, però che io fui quello che lo sparvieri avea e che ricevei da voi i colpi. Et acciò che mi crediate che io vi cognosco, voi siete nomato Spinetta del Fiesco, e tali colpi dello sparvieri innella guancia mi deste presso alla barattaria; e faceami allora chiamar Borra. E però cognoscendo quello che io era, dispuosi a ritornare a mio padre. E però io vi sono molto tenuto et obligato, che la ingiuria che io ricevei fu cagione di farmi ritornare; e per quello sono ora imperadore, che serei tristo e ribaldo. E pertanto chiedi ogni grazia et io la farò». L’imbasciadori tutti, vedendo la benignità dello imperadore, ognuno colle grazie piene tornarono.

E tornati i genovesi in Genova narronno la cosa. Per la qual cosa deliberò il consiglio di Genova che ogni persona d’allora innanti si dicesse messere, però che altri non può sapere, perché sia malvestito, che persona sia, come s’è veduto lo figliuolo dello ’mperadore stare come gaglioffo nudo alla barattaria. E per questo modo oggidì in Genova s’oserva.

Ex.º lxv.