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novella v 29

et una dolcissima figliuola che domatina desniate meco». Li altri imbasciadori ristringendosi col primo disseno: «Noi siamo venuti in questi paesi per investigare la salute del nostro re; e se noi non prendiamo buona domestichezza con alcuni buoni omini, come potremo la imbasciata mai compiere? A noi pare che liberamente acettassimo lo ’nvito. E perché questo cavalieri dimostra esser povero e perché ha una figliuola piú bella, diciamo che, per compasione, di tal desnare li donassimo c fiorini, e così acordati acettassimo lo invito». E così fenno.

Messer Aluisi, così, malanconoso tornò alla figliuola, dicendo: io «Ellino hanno acettato, come faremo?» La figliuola disse: «Bene!» E tratto la sua palandra dello scrigno e datala al padre, il padre quella con lacrime prese e a l’usurieri portola, per iiii fiorini le misse pegno e tornò alla figliuola e disse: «Ecco i denari della tua palandra». La figliuola quelli prese, di presente mandò per una sua servente che di contra a le’ stava e a lei impuose che comprasse di quelle cose che bisognavano. E fornito di tutto et aparecchiato onorevilmente, all’ora del desnare messer Aluisi, vedendo la sua figliuola aver tutto aparecchiato, di tenerezza lagrimando di tanto provedimento fatto per lei, subito si mosse et andò a l’albergo, dove trovò li tre imbasciadori e quelli richiese. Con messer Aluisi si misero in via lassando ogni loro famiglio.

Condutti a casa di messer Aluisi e sagliti le scale, la donzella con allegra e bella faccia riceuto l’imbasciadori e levate loro le mantella da dosso e fattoli puonere a sedere, aparecchiato loro l’acqua alle mani, si lavarono (né altra donzella che Calidonia non era a quel desinare, salvo la servigiale che portava e aregava le vivande e altre cose bisognevoli). Messi a mensa l’imbasciadori, el padre e Calidonia servendoli, e di molte maniere di vivande aparecchiato, vini e confetti, intanto che li ambasciadori diceano tra loro esser loro nel secondo paradiso. E così mangiaro agiatamente e con piacere.

Mangiato, prima che da taula si partisseno, Calidonia, fatta la debita reverenzia, parlò alto dicendo: «Magnifici signori, io sono vergine Calidonia, figliuola di messer Aluisi Salviati gentilissimo di Firenza, la quale per l’amor paterno e dalla ragione costretta