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avea una sua bella figliuola di anni xiiii nomata Dianabella. E maritandola a uno giovano in Firenze, ricco e gentile, chiamato Simone Buondalmonti, e stata già più anni a marito, un giorno essendo Dianabella andata con altre donne a spasso di fuori di Firenze a uno giardino, innel quale certi giovani a diletto quine erano andati, fra’ quali fu uno de’ Rucellai chiamato Giacchetto, il quale, come vidde le donne a l’orto venire e dentro della porta intrare, fattosi incontra salutando disse: «O Dianabella, prima che ad altro exercizio siate poste, vo’ che una danza ordinamo». E presela per la mano.

Dianabella, vedendo Giacchetto così liberale, disse fra sé medesma: «Di vero costui dé esser di gentil cuore». E preselo per la mano ballando con tanto piacere che mai non parea a Dianabella esser sì consolata di ballare come allora, dicendo più volte a Giacchetto: «Per certo io hoe auto et habbo oggi innel cuore grande allegrezza poi che la mano mi prendesti; che se tutte l’altre membra fusseno di tanta vertù quanto mi sono parute le tuoi mani, molto contenta dovrè’ esser quella giovana che in braccio ti tenesse».

Giacchetto, che ode Dianabella et èlli paruto sentire al tener delle mani quando ballavano che ella di fuoco d’amore fusse riscaldata, disse: «Madonna, quello che dite di me io debbo dire a voi (ché per certo io <non> l’osava dire), che di vero quando la mano vi presi mi parve tutte le piume e diletto del mondo esser in quelle; stimando <fra> me medesmo che dovranno esser quelle parti che coperte dal sole stanno, vedendo tanta bianchezza innelle vostre dilicate mani e vedendo il vostro vezzoso et angelico viso con quelle du’ stelle rilucenti de’ vostri onesti e legiadri occhi, che di vero lo ramo della vostra persona avanza tutti li altri che portino qual fiore bello et odorifero si voglia. E non avendo io ardimento di dover le vostre bellezze contare, cognosco che mal facea, e del fall’ho commesso io con pregiare la vostra cara persona vi chiegio perdono sottomettendomi a ogni vostra correzione. E per certo la vostra benignità, la qual si mosse a me lodare, m’ha fatto certo che io ho troppo fallito». Dianabella dice: «Giacchetto, non bisogna che sii corretto, però che solo in te sta ogni perfezione; dicendoti che veramente le tuoi mani son degne di togliere que’