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novella lxi 277


E mentre ch’e’ tali pensieri avea, lo novello re se ne venne alla finestra. Astulfo, che ciò vede, sospinto da gelosia vedendo che alla sua donna tenea il braccio in collo, se n’andò alla scala e quasi tutta l’ebbe montata che persona non se n’era acorta. Ambrogio guardando lo vidd’e disse: «Anco ci se’ venuto, diaule?» E preselo per forza e del capo li fe’ dare innella porta dell’uscio, tale che ’l sangue cominciò a versare. Astulfo re, non potendo più, tiròsi da parte della piazza dicendo: «Che vorrà dire questo? Io non sono cognosciuto da persona, et ora veggo che fine alla donna mia non mi cognosce: per certo io debbo aver qualche grande peccato che Dio mi vuole punire a questo modo».

E tutto umiliatosi verso Dio, dicendo che se mai li divenisse che tornasse in istato che si guarderebbe da mal fare, lo novello re, che tutti i pensieri d’Astulfo re sapea, lo fe’ chiamare; e Astulfo montò le scale assai debile per li colpi avuti. E fattolo condurre in camera, dove trovò lo re novello che tenea in seno le mani alla moglie, e’ venuto dinanti, lo re novello domandò chi era. Astulfo disse: «Io sono uno peccatore che Dio per li miei peccati m’ha si abassato che non che altri mi cognosca, io medesimo non mi cognoscerè’». Disse lo novello re: «Perché?» Astulfo dice: «Io fui già re come ora sete voi, e cotesta giovana che voi colle mani le state in seno fu già mia moglie, e tutta la masnata da piè e da cavallo e tutto questo reame ebbi in balìa come ora avete voi, e non so come perduto tutto in picola ora abbia»; contandoli lo andar al bagno et il partire e tutte le bastonate e’ colpi ricevuti: «E per certo io confesso li miei peccati esserne stato cagione. Ma se Dio mai mi presta grazia che io mi ritrovi signore come già fui, io mi muterò come fa la serpe».

Lo novello re disse: «Astulfo, Astulfo, non pensare che persona del mondo sia da tanto che non che uno reame dovesse signoregiare, ma una sola casetta non potrè’ tenere se Dio tal dominio non nel concedesse! E pertanto ti dico: tu se’ stato persuntuoso e superbo contra Dio, e massimamente di dilevare l’officio della Magnificat-, et anco non retribuisti mai l’onore che avei da Dio de’ reame. E pertanto Idio t’ha voluto dimostrare che tutto è suo e puòlo dare a chi vuole, e similmente ritorre. E però ti vo’ dire