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Et uscito fuori, con superbia giunse a quelli barattieri, dicendo loro: «U’ è andata la mia gente?» Disse uno: «Che gente vai cercando?» Disse lo re: «Come, non mi cognoscete che sono lo re Astulfo vostro signore?» Disseno i giocatori: «Come se’ tu nostro re?» E presolo, di molti calci e pugna li denno, dicendoli: «Và alla pagnotta a Vignone, e non dir più che tu sii nostro re!»

Lo re Astulfo, che ha auto le prime vivande, desidera le seconde, ponendosi in cuore che tutti i gaglioffi farà morire. E camina verso la città, e come trovava alcuni lavoratori, dimandandoli se la sua gente era di quine passata nomandosi loro re, li lavoratori colli stili delle vanghe e de’ marroni lo fracasavano, dicendo: «Lo nostro re è Astulfo e non se’ tu, cattivo poltonieri!» Lo <re> infiamato di superbia (ben che si potrebbe dire riscaldato de’ colpi ricevuti), promette e giura tutti li contadini trattare in forma di schiavi.

E parendoli la seconda vivanda assai calda, pensò la terza fusse migliore. E giunto alle guardie della porta, domandando se la sua gente fusse dentro entrata, rispuoseno: «Dentro è entrato lo re colla sua brigata». Disse Astulfo re: «Come, non sono io lo vostro re e signore?» Le guardie e’ soldati che quine erano, udendo ciò dire, co’ pommi delle spade dandoli, cattivo divenne intanto che quasi morto lo lassonno, tanti colpi li derono. Astulfo re, partitosi da loro, promette che quanti soldati e da piè e da cavallo arà, tutti li farà in pregione senza pane stentare.

E con tal rabbia e superbia ne va, che giunse al palagio suo, là u’ senza domandare su per la scala montòe. Le guardie che ’l vedeno già saglito presso che mezza la scala, <un famiglio> dirieto li trasse e per la lemba della gonnella lo trasse per modo ch’e’, tutta la scala saglita in più scalei, in uno colpo in piè si ritrovò tutto macolato. Astulfo, vedendo quello che’l famiglio l’avea fatto, disse: «O Ambrogio, non mi cognosci? Io sono lo re Astulfo tuo signore». Ambrogio, che ciò ode, co’ calci dandoli dicendoli: «Gaglioffo, come, sono io sì smemorato? Che ’l mio signore lo re Astulfo è in camera colla donna sua»; Astulfo, udendo questo, tirandosi da parte in piazza, dicendo: «Oh, quanti n’arò io a far morire e quanti ne rimetterò in luogo!»