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novella lvii 255

procacciò d’aver uno anatrino piccolo e quello fe’ puonere sotto una canestra in sala. E poi mandò per Ranieri da San Casciano; e venuto, lo fe’ puonere a sedere apresso di sé, e con una mazzuola percotea l’acqua e fe’ alzare la canestra dov’era l’anatra. Come l’anatra sentìo muover l’acqua, subito piediconi si gitta in quel bacino. Rivoltasi madonna Bambacaia a Ranieri, disse: «Che vuol dire che questa anatra così piccola, senza che altri la conducesse ha trovato quest’acqua e dentro vi s’è gittata?» Ranieri rispuose e disse: «La natura dell’anatra è, come sente l’acqua, non avendone mai veduta, subito vi si gitta dentro». Allora madonna Bambacaia, rivoltasi a Ranieri disse: «Così come per natura l’anatra, ch’è uno ugello senza intelletto, si gitta innell’acqua non avendone mai veduta, così la femina, non avendo mai asagiato omo, come l’asaggia et abbia l’altrui innelle suoi carni, per natura mena il culo».

Ranieri, udito la ragione, disse ridendo: «O madonna Bambacaia, perché avete ditto questo?» Madonna Bambacaia disse: «Perché sento che non vuoi ripigliar la donna tua perché, quando ebbe a fare teco, il culo menò. E però ti dico: và sicuramente e prendila che tu l’avesti vergine e buona: non volere tu esser cagione che cattiva divegna».

Ranieri vergognoso riprese Brida e dapoi si denno piacere senza quel sospetto.

Ex.º lvii.