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24 g. sercambi


Ganfo, che ogni mattina trovava le sue pelli bagnate, lamentandosi di Zanobi perché di sopra li stava e dicendo che facea male a gittar l’acqua in sulle sue pelli, Zanobio dicendo che topi sono quelli che bagnano le pelli e non sia acqua; dolendosi Zanobio che per le pelli di Ganfo non potea vivere in casa, tanti topi n’aveano alettati, a cui Ganfo disse: «O veramente io ci terrò una gatta che questi topi piglierà, o io abandonerò questa bottega». Zanobio udendo dire che abandonerè’ la bottega se la gatta non prendesse i topi, sapendo il fatto, solicitamente più che di prima orinava in sulle pelli, avendo in quel luogo fatto uno pertuso dove Zanobio, come ditto, mettea marcifacio e di di quello ricopria per modo che Ganfo né altri acorgersene potea.

Ganfo, posto che fusse di grossa materia, con un sottile ingegno, come sogliono fare alcune volte i matti, stimò lo bagnare le suoi pelli non esser topi, e dispose quello di certo vedere. E fatto vista di chiudere la bottega, dentro vi si nascos’e per lo luogo dov’erano bagnate le suoi pelli si misse a riguardare. Venuta la sera, Zanobio, com’era sua usanza, sì puose il marcifaccia per lo pertuso pendente molto a similitudine che ogni tristo cane ha gran coda. Ganfo che questo vede, niente dice, ma come savio rafrena la furia e a suo tempo delibera manifestare il suo senno contra la mattia di Zanobio. E poco stante Ganfo se n’andò a posare.

E la mattina, ch’era uno sabbato, dolendose che’ topi li guastavano le pelli disse: «Di vero se la gatta che io ci metrò stasera non prenderá li topi che non mi lassano le miei pelli asciutte io mi partirò della bottega e provediròne un’altra». Zanobio, che tutto ode, pensa in tutto ’l dì non orinare per poter la sera bagnare compiutamente le pelli di Ganfo. Ganfo, che s’era acorto del tratto, andò alla pescaria e quine trovò un luccio grosso di piú di libre xx e quello comprò. Fulii ditto quello volea fare di quel luccio cosí grosso; lui rispose: «Li preghi che monna Tedora mia dolce moglie fece a Dio e l’orazione de’ frati mi fenno risurescere; e pertanto io voglio che quelli godano». E così si diliberò da coloro che li dimandavano ridendosi di lui.

Giunto a casa Ganfo disse alla donna che conciasse quel luccio, salvo la testa che la volea portare a frate Zanobio, ch’era molto