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LI


La dilettevole novella ditta del fanciullo romano contentò molto la brigata per la notte. E la mattina disse il preposto alla brigata che il giorno ognuno desse pensieri a fornire tutto loro perdono et orazioni, però che lo seguente di di Roma si doveano partire. E ditto, ognuno <andò> a dar fine alle loro perdonanze, lo preposto a comprender le cose meravigliose <de’ Romani> e le statue rotte delli loro dii antichi.

E questo li fu magiore amirazione che cosa che veduto avesse, con dire che si fatti savi omini com’eran quelli antichi Romani non avessero cognoscimento che solo uno Dio si volea e dovea adorare; e massimamente cognoscendo ogni cosa venire dal cielo, doveano almeno per tal rispetto al cielo aver la loro <anima> intenta; m’a l’idoli di marmo e di metallo poneano i loro cuori. Dicendo fra sé il preposto: «Ben erano quelli Romani ingannati dal dimonio dello ’nferno che non voleano cognoscere la via della verità». E più, si meravigliava che, poi che Cristo incarnò, e’ più tempo tali idoli adoravano e credeano, perseguitando li cristiani e molti faccendone per tormenti morire.

E mentre che in tali pensieri stava, il di trapassò; e venuta la sera, le brigate raunate, le vivande aparecchiate, cenarono di buona voglia perché ciascuno avea adempiuto il suo perdono. Lo preposto doppo la cena disse a l’altore che la sera dicesse una bella novella acciò che la brigata per conforto tutta la notte posino, e che la mattina possano esser levati. L’altore disse che sarà fatto; e voltosi, parlò dicendo: