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XLVIII


E questo ditto, la brigata andò a posare.

L>a novella di Fiorina con scampar sua vita diè molto a fare et a pensare <a> la brigata. E la mattina levati, lo preposto diè exercizio di vedere li grandi <monimenti> et insegnar li arti liberali, e massimamente quelli udia da’ vecchi romani esser stati a Roma. E volendone esser certo, si diè a vedere li libri che tal maestri fatti aveano, dicendo fra sé: «Per certo ogni persona grossa e materiale dovenrè’ sperto in tutte cose se solo il Tittulivio studiasse non che li altri libri». E così fine all’ora di cena fu suo exercizio.

E trovato le vivande aparecchiate, cenarono. E poi voltòsi e disse: «Quanto si dovrebe l’uomo exercitare a legere e scrivere libri morali di vertù, però che molto se fanno li omini per tal legere e scrivere esperti». E poi disse a l’altore che una novella raconti fine che ora sarà d’andare a dormire. L’altore rispuose e disse che volentieri, et alla brigata si rivolse e disse:


DE AMORE ET CRUDELITATE

In Roma, al tempo di Giulio Cesari e di Tulia, nata di gentil
sangue, donna di Pompeo.


N>ella città di Roma al tempo di Giulio Cesari fu una donna nomata Tulia, nata di gentil sangue e d’ardito cuore. Essendosi maritata a uno gentile uomo di Roma nomato Pompeo e molto tempo stata la ditta Tulia col marito, vivente il padre di lei e sendo già vecchio, divenne che ’l ditto Pompeo di natural morte morìo.