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III


U>dito il preposto la dilettevole novella de’ tre giovani e del Calì, parendoli esser stata di grande sentenzia ad aver sentimento delle cose non vedute, essendosi giá partiti da Pisa, e vòltosi a l’altore dicendoli che segua qualche bella novella piacevole fine che giungeranno alla cittá di Volterra, l’altore presto a ubidire disse:


DE SIMPLICITATE

Di Ganfo pilicciaio.


I>nnella cittá di Lucca, innella contrada di San Cristofano, fu uno pilicciaio, omo materiale e grosso di pasta in tutti i suoi fatti — nomato Ganfo — , salvo che alla sua bottega assai guardingo e sottile. Divenne che ’l ditto Ganfo infermò d’alcuna malatia e fu da’ medici lodato il bagno a Corsena esserli utile piutosto che le medicine; di che disposto il ditto Ganfo d’andare al bagno, chiese alla moglie, nomata monna Tedora, denari per portare al bagno e vivere. La donna sua moglie li diè x lire di sestini dicendoli: «Fà piccole spese». Ganfo messosi la via tra’ piè e caminato pianamente pervenne al bagno senza aver beuto e mangiato altro che un pogo di acqua. E quella bevé alla Lima, che volendo passare la ditta acqua, non volendo montare in sul ponte, si misse per l’acqua; e lui debile e l’acqua grossa, quasi non afogò. E in questo modo Ganfo avea beuto una pogo d’acqua.

Giunto al bagno e andando a vedere lui le persone si bagnavano, vedendovi dentro centonaia di omini nudi, disse fra se medesmo: «Or come mi cognoscerò tra costoro? Per certo io mi