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lo cuoco comandandoli che venisse a lui. Lo cuoco dice: «Dì al conte che io non posso venire alla presenzia di quel pellegrino». Lo famiglio torna e narra l’ambasciata al conte, dicendo: «Lo cuoco dice che non può venire dinanti alla presenzia di quel pellegrino». Lo pellegrino disse: «Và e dilli che io li comando che a me vegna». Lo famiglio andò al cuoco e disse: «Lo pellegrino ti comanda che a lui vegni». Lo cuoco non potendo altro fare fu venuto. Lo conte disse al pellegrino: «Ora mi fà ricco».

Lo pellegrino, rivoltosi al cuoco, disse: «Io ti comando dalla parte d’Idio che subito innella presenza del conte e di tutti li altri che qui sono, tu debbi manifestare loro chi tu se’ in forma vera e non simulata, narrando tutto ciò che dovei fare e la cagione, e ’l perché non l’hai fatto; comandandoti ancora che a neuno di costoro debbia fare alcuna violenza. E a voi dico che non abiate alcuna paura di cosa che udiste o vedesse». E fatto tali comandamenti, subito il cuoco dimonio messe uno strido tanto terribile che se non che l’angelo avea securato il conte e gli altri serenno morti caduti. E dato lo strido, è venuto in forma propria di dimonio, tanto orribile che il conte disse al pellegrino: «Per Dio mandalo via». L’angelo disse: «Non abiate paura». Lo dimonio cominciò a dire ch’elli era venuto per portarlo in inferno in corpo e in anima: «E per una avemaria ditta lo dì e la notte, la Vergine Maria non me lo lassò mai portare»; et era disposto, se c anni ci dovesse esser stato, portarnelo. L’angelo disse: «Maladetto da Dio, io ti comando che incontenente te n’entri in inferno, et in segno di ciò voe che aprendi il fuoco innel bosco, là dove costoro stavano a rubare, e tutto quel bosco arde». Lo dimonio, auto lo comandamento, subito arse quel bosco presente il conte e li altri, et in inferno tornò.

Lo conte e li altri stupefatti e quasi morti, niente diceano. L’angelo disse: «O conte e voi altri, io sono l’angelo mandato da Dio per salvarvi, e pertanto vi comando se non volete esser minestrati dal dimonio che subito ve n’andiate a Roma al papa, e quine tutti li vostri peccati racontate e narrate questo fatto, e lui vi darà la penetenzia; e faccendo bene sarete salvi». E questo ditto, l’angelo si sparìo, lassando quine una dolcezza che il conte