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novella xxxviiii 183

dirà una avemaria, com’ha cominciato, per tutto quella notte non li porrai nuocere. Ma quando fallisse, per li suoi peccati merita che di lui facci tua volontà». E sparita, lo dimonio, non potendo fare altro, tornò alla cucina spettando che questa avemaria fallisca.

Lo conte perseverando innel male e da tal male non volersi partire, più anni tenne quello stile né mai mancò che l’avemaria fallisse di dire, stando sempre il dimonio presto et atento per condurlo alle pene dello ’nferno.

Vedendo la divina Bontà che questo conte innel malfare perseverava e il dimonio apparecchiato a prenderlo, volse verso di tal peccatore il viso della misericordia, e di presente a uno angelo spirò che in forma d’uno pellegrino passasse per lo terreno del conte con dimostrare l’errore del conte e con dirli quello che campato l’avea.

Spirato l’angelo dalla divina Potenzia, in forma di pellegrino innel terreno del conte Sparaleone arrivò tra quelle genti ladre: armati venuti d’intorno per rubarlo e per ucciderlo stretti stavano. L’angelo disse: «Io penso che voi siate in questi luoghi per rubare chi passa, e questo faite perché il conte e voi divegnate ricchi e non altra cagione credo che sia». Disseno i ladri: «Tu dici il vero, e però vogliamo quel po’ che hai e le tuoi carni dare a’ lupi come abiamo fatto de li altri». Disse l’angelo: «E se il conte e voi desiderate d’esser ricchi, vi dico: se mi menate al conte io lo farò lo più ricco conte che sia in Italia, e simile voi farò ricchissimi che non bisognerà più che alle strade a rubare <andiate>». Coloro, che intendeno quello che il pellegrino ha ditto, disseno: «Meniallo al conte, e se non farà quello ci ha promesso, in presenzia del conte lo taglieremo per pezzi». E così condusseno al conte il pellegrino.

Lo conte, come vidde costoro menare il pellegrino < . . . . . . . . . > avea loro ditto che lo farè’ più ricco conte di Italia. Lo conte che ode questo disse: «Fà tosto quello hai ditto, se non io ti farò tagliare a pezzi». L’angelo disse: «Prima che io ti faccia ricco, vo’ che ’l cuoco c’hai facci venire dinanti da me, e allora ti farò più che ricco». Lo conte, per esser ricco, mandò per