Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/179


novella xxxviii 179


E partitosi di camera e chiuso l’uscio per modo che aprire di dentro non si puote, Princivali dorme fino alla mattina e niente vede né ode. E levatosi a suo agio fare, messo dell’olio innella lampana e tornato a dormire, tanto ch’è più di nona passata e niente vede et innel letto si sta e dorme fine passato vespro. Et allora li vien voglia di mangiare, dicendo: «Daniello ha ditto il vero che le notti ci sono più grandi che a Milano». E mangiò e bevé e poi tornò a dormire tanto che più di tre ore di notte fu venuta. Daniello venendo alla camera dice: «O Princivali, che fai?» Princivali disse: «È anco dì?» Daniello dice: «No». «Or che vuol dire che anco non sia dì?» Disse Daniello: «I’ ho voglia di mangiare, lèvati e mangeremo». E menatolo in sala, Princivali riguarda all’arie e disse: «Quanto tempo potrà esser della notte?» Daniello dice: «Non è anco primo sonno». Princivali e Daniello mangionno d’uno soffritto e poi Princivali se ne va a letto; e tanto dorme che più di du’ dì passò, avendosi alcuna volta levato e mangiato.

La terza notte Daniello lo condusse in sala. Princivali, che li pareva esser schioppato tanto avea dormito, disse: «Quando serà dì?» Disse Daniello: «Di vero ti dico ser l’uso di Viterbo; e’ non è anco mezzanotte». «Diaule!» disse Princivali, «come non ci si crepa?» Daniello dice: «E però ci si fà sì grandi guadagni, in però che in una notte lavora tanto un uomo che se ne può pascere un mese». E mangiato, Princivali se va a dormire. E per questo modo quella settimana Daniello lo fece dormire.

Venuta la domenica mattina et avendo Daniello comprato una coda di castrone, aperse la finestrella e uno lucore di di innella camera fu intrato. Princivali ciò vedendo ringraziò Dio dicendo: «Io non pensai che mai fusse dì». Daniello lieto venne alla camera e disse: «Princivali, leva su che l’è dì, et andiamo a udir messa e poi conteremo». Princivali vestitosi, et iti alla chiesa e veduto Nostro Signore, menandolo Daniello per parole tanto che fu terza, dice Princivali: «Andiamo a far il conto?» Daniello dice: «Desniamo». E posti a taula, disse Daniello: «Pàrti che a Viterbo ci siano belle carni, come quella che comprammo ieri?» Princivali disse: «Sì, ma e’ ci sono sì grandi le notti che ogni cosa guasta».