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XXXVII


Ditta la dilettevole novella, lo preposto a l’altore disse: «Noi non siamo ancora più che al mezzo il camino di Montefiasconi giunti, e la bella novella ditta ha molto la brigata ralegrata. E che ’l camino che ci resta sia d’una novelletta consolata». A cui l’altore disse: «Et io contenterò ognuno di una bella novelluzza»; parlando:


DE TURPI TRADIMENTO

Di prete Ruffaldo e di Giglietta.


Poi che la novella di prete Pasquino ha dato <piacere> alla brigata, dirò che nel contado di Pisa in una villa nomata Cuosa e’ fu un prete nomato prete Ruffaldo non meno cattivo che prete Pasquino, avendo la chiesa sua posta presso a una casa dove dimorava uno nomato Testa, lo quale avea una sua madre chiamata Massaia. E di poco il ditto Testa avea preso una donna per moglie, di quel comune, nomata Giglietta; e non molto tempo Testa tenuta l’avea che prete Ruffaldo s’inamorò di lei intanto che non potea dormire né mangiare né officio dire senza la immaginazione di Giglietta. E ogni di li passava dalla chiesa colla sua socera Massaia, a che Testa l’avea ditto che con lei andasse acciò che beffe ricevere non potesse. Massaia per amor del figliuolo, ché molto l’amava, et anco per amore di Giglietta, volentieri stava et andava con lei.

Vedendo quel venerabile prete che Giglietta di continuo con buona guardia andava, pensò volere il suo pensieri senza disonestarsi fornire. E uno giorno stando prete Ruffaldo in sulla porta