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novella xxxiv 163

debiano imputare che torto m’abiate fatto». Lo podestà, udendolo parlare tanto fermo senza paura, disse: «Io ti servirò, che mandrò per quelli che hai ditto».

E mandato per loro e venuti, e simile venuto l’usorieri co’ panni, lo podestà disse: «Che vuoi dire, ribaldello?» Lamberto disse: «Messer, quale sono quelli che a voi di me hanno ditto che io sia ladro et a loro io abia rubato?» Lo podestà rivoltosi a madonna Merdina disse: «A questa buona et onesta donna questo mantello involasti». E poi rivoltosi a messer lo frate Balasta disse: «Et a questo frate hai involato la cappa». Lamberto udito il podestà disse: «O messer podestà, quello che voi dite già nol diceno ellino, ma lassate dire a loro quello che io hoe fatto e non vogliate voi esser loro giudici, poi che giudici dovete essere s’i’ ho furato di farmi apiccare». Lo podestà e’ suoi giudici disseno: «Tu hai ragione». E voltòsi alla donna e disse: «Dite quello che questo ladroncello v’ha fatto». La donna disse come uno mantello dalla pertica li fu furato, «e trovato in pegno, come sapete». E poi al frate rivoltòsi: «E tu, frate, che dici?» Lo frate disse: «Messer, a me non è licito acusare altrui, ma tanto dico che avendo la mia cappa non curo d’altro».

Lo podestà, avendo udito la donna e ’l frate, disse a Lamberto: «Or che vuoi dire?» Lamberto dice: «Ora intendete me. Ma tutti vi prego che fine che io non ho tutta la mia ragione ditta, alcuni che qui stanno non si possino partire». Lo podestà fe’ chiudere le porti: «Omai ti difendi».

Lo padre e’ parenti di Lamberto con dolore stanno pensosi, dicendo tra loro: «Che vorrà dire?» Lamberto, avendo udito quello che la donna e ’l frate aveano ditto, rispuose: «Messer podestà, io rispondo e dico che io son degno d’ogni male, ma non per questo. E acciò che io sia da voi libero vi dirò tutto». Dicendo: «Io avendo ieri giocato alcuna cosa, per paura del mio padre in camicia mi ricolsi et apiatta’mi innel pervio delli organi de’ frati predicatori», E narrò tutto come di sopra ho contato: «E pertanto vi dico che se in sì fatte feste com’è metter il soldano in Babilonia uno buffone e sonatore merita aver du’ robbe come costoro per loro piacer mi dienno, e che sia bene che io le renda quello che donato