Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/160

160 g. sercambi

di qui ci partiamo io vo’ mettere il soldano in Babilonia» (aveano costoro tra loro ordinato, quando voleano fare quel fatto, di dire: «Metti il soldano in Babillonia». E però il frate allora volendo saziare il suo apetito disse volere mettere il soldano in Babillonia). E la donna dice: «Deh, non fate, andiamo in cella e quine ceneremo, e poi potrete mettere il soldano in Babillonia quanto vorrete». Lo frate, che avea desiderio perché più giorni erano stati che ritrovati non s’erano insieme, disse: «Per certo, Merdina, noi metteremo qui il soldano in Babillonia». E spogliatosi lo frate la cappa e messola distesa in terra, e preso il mantello bruno della donna e simile distesolo in terra; la donna, che volontà magiore che ’l frate n’avea, sta contenta. E posto il cappone pane e vino da parte, gittatasi riverta in su que’ panni, disse: «Frate, ora metti il soldano in Babillonia».

Lamberto, che tutto ha inteso e veduto il cappone e l’altre cose, disse fra se medesmo: «Come lasserò io entrare sì fatto signore com’è il soldano in Babilonia che almeno non ci sia alcuno stormento?» E pensò sonare li organi. Lo frate, vedendo la donna riverta e la babillonia aperta: «Ora voglio metter il mio soldano poi che la babillonia è aperta». E gittatosi in sul corpo di monna Merdina, Lamberto preso i mantici dell’organi co’ l’una mano e co’ l’altra sonando, lo frate subito di paura per lo chiostro si fuggìo. La donna stupefatta della porta della chiesa uscìo, e perch’era presso a casa se n’andò in casa sua con grande tremore. lassando lo mantello cappone pane e vino, e ’l frate la cappa e lo candello acceso.

Lamberto, vedendo la chiesa voita, scese del pervio, l’uscio che andava in chiostro chiuse e poi la porta serrò. E preso il pane e quel cappone e diessi a mangiare (ché apetito n’avea), e di quel vino che n’arè’ beuto li angiori si riscaldò. E non molto steo che quel cappone e pane mangiò e quel vino tutto bevé, e poi la tovagliuola in che avea aregato involto il cappone e pane e ’l fiasco in sul pervio delli organi messe. E preso quel mantello e quella cappa, la mattina a l’usorieri la ’mpegnò per tanti denari quanti erano quelli che dal banco avea auti e per quelli che i panni erano pegni, e più fiorini du’ per uno paio di calze e cappuccio che si