Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/16

16 g. sercambi

si toccasero per noi se di concordia tutti e tre non eravamo. E cosí lo promettemmo e lui ci diè la benedizione e passò. Dapoi noi per la gioventú non corretta effrenati, il mobile lassato abiamo consumato. E volendo puoner mano a’ gioielli nascosi, di concordia andammo lá u’ nostro padre avea disegnato, e non trovandovi che du’ gioielli, abiamo stimato che noi lo terzo abiamo preso. Pare a ciascuno de’ miei fratelli io doverlo aver preso e a me pare loro averlo preso. E questa è la nostra quistione».

Udito il Cali la loro quistione fu molto piú contento d’averli io invitati, stimando: «Costoro faranno tra loro questione di tal gioiello, et io, intendendo quello che tra loro diranno, potrò meglio sentenziare»; diliberando mettere costoro in una cambera innella quale avea una colonna in mezzo murata, innella quale si potea venire e udire e veder tutto ciò che faceano chi in quella camera era, senza esser veduto. E come diliberò misse in efetto. Li fratelli acettando, lo Calì li fece aconciare innella ditta camera, dicendo tra se medesmo: «Costoro sono venuti a me che io dichiari loro la quistione? Et eliino hanno ditto la interpetrazione alle cose non vedute, come della gamella, e a me vegnan per interpetrare le cose che hanno veduto del gioiello? Per certo il modo preso d’averli in tal camera mi fará di questo fatto aver onore». E con questo modo fece aparecchiare innella ditta camera tutto ciò ch’era di bisogno.

Venuta l’ora della cena, i preditti fratelli posti a mensa innella ditta camera, il Calì entrato innella colonna, Manasse, vedendo tale colonna innella ditta camera e non parendo a lui la ditta colonna necessaria in si fatto luogo, stimò subito quella il Calì aver fatta per poter saper quello che in tal camera si facea, stimando il Calì in quella dentro essere. E mentre che a taula stavano, venute le vivande e mangiando, doppo alquanto tempo disse Arduigi: «Fratelli miei, di vero questa carne che il Calì ci ha dato stasera a mangiare fu allevata a latte di cagna». Li fratelli, ciò udendo, disseno: «A che te ne acorgi?» Rispuose: «Ben me ne acorgo io». Lo Cali, che tutto ode, cominciò a ridere di tale parole spettando udire più oltra. E passato alquanto, Scandalbech disse: «Fratelli miei, io mi sono acorto che questo vino che il Calì ci