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XXXIIII


Giunti a Todi lo preposto colla brigata avendo udito la dilettevole novella e il savio modo tenuto per madonna Linora, voltatatosi a l’altore commendando la novella e dicendoli che una n’ordinasse per lo seguente dì che hanno a caminare verso Narni, ma prima dica qualche cosa morale, con reverenzia l’altore rispuose che di bella novella e di tutto contenterà la brigata.

E venuto la mattina, disse:

«Io mi specchio per vedermi bella,
con amor spesse volte rido e piango,
lusuriando come il porco in fango».

E poi l’altore rivoltatosi alla brigata disse:


DE VANA LUXURIA

<Di> monna Merdina vedova, de’ Buondalmonti di Firenze.


Fu nella città di Firenze in una contrada di frati predicatori una donna vedova nata de’ Buondalmonti, nomata monna Merdina, assai giovana bella e molto vana. Visitando spesse volte l’ordine e la chiesa de’ ditti frati, divenne che doppo il molto visitar la ditta chiesa, uno frate fiorentino nomato frate Balasta, avendo veduto più volte la ditta madonna Merdina e piacendoli, ordinò certo modo di poter con lei aver suo contentamento. E per non far troppo lungo dire, il ditto frate ebbe contentamento di lei.