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Molto piacque al preposto l’arsione fatta di quello da Racanati, ma bene li dispiacque che Petro Pagani da Lucca non riebbe i suoi denari; dicendo a l’autore: «Noi abiamo domane andare a Bolsena dove l’aire è trista e molti infirmi; e però passala tosto con alcuna novella». Al qual e’ rispuose che così farà come comandato. E rivoltosi alla brigata parlò dicendo: «A voi, omini e donne, le quali potete spendere innelle vostre malatie e bisogni, e per avarizia vi lassate morire e tristemente vivere; e però ad exemplo, poi che in parte dobiamo andare dove l’aire è cattiva, dirò una novella acciò che ’l camino si passi con piacere». Incominciando cosí:


DE SUMMA AVARITIA

Di messer Bertoldo Aldimari, avaro,
e del famiglio Rospo.


Innella città di Firenze <fu> uno cavalieri nomato messer Bertoldo Aldimari, omo ricco ma tanto misero e scarso che non che volesse altrui ricevere a cortesia ma innella sua propria famiglia e persona sì scarsava intanto che le più volte lui e la famiglia se n’andavano a dormire con fame, tanta miseria in lui regnava; e più, che da sera senza lume volea si cenasse, e se pure lume s’avea, si facea accendere una lucerna, e quando se n’erano andati a dormire la lucerna si spegnava per non consumar l’oglio.

Avea questo messer Bertoldo uno famiglio nomato Rospo, al quale dava il mese di salario fiorino mezzo e le spese. Come ditto, stando per tal maniera lo ditto messer Bertoldo, per la cattiva vita